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Ristorazione data-driven per superare la crisi del personale

Il settore della ristorazione sta affrontando sfide sempre più complesse, dalla difficoltà nel reperire personale qualificato all’esigenza di creare ambienti di lavoro che favoriscano la retention. In questo contesto, l’approccio data-driven si presenta come una leva strategica per innovare, ma solo se applicato con un forte senso di responsabilità verso le persone. Turni, reclutamento, valorizzazione: i numeri possono aiutare, ma devono sempre essere messi al servizio delle relazioni umane.

Rendere i turni più umani grazie ai dati

La pianificazione dei turni è una delle aree più critiche nella ristorazione. Orari mal distribuiti o poco prevedibili possono portare stress e alta rotazione del personale. Qui, i dati possono fare la differenza: analizzando i flussi operativi e le preferenze dei dipendenti, le aziende possono creare turni equilibrati che migliorano la qualità della vita del personale e, al tempo stesso, garantiscono efficienza. Un esempio interessante arriva da Nando’s, catena britannica di ristoranti, che ha utilizzato l’analisi dei dati per identificare i motivi delle dimissioni. Uno dei fattori principali era rappresentato da turni eccessivamente lunghi. Modificando la pianificazione e garantendo una distribuzione più equa delle ore lavorative, l’azienda è riuscita a ridurre il turnover del 20%, migliorando anche la soddisfazione dei dipendenti.

Per approfondimenti riguardo al caso Nando’s puoi continuare qui: https://www.personneltoday.com/hr/nandos-spices-up-its-leadership-style/

Reclutamento innovativo: il caso di Restworld

Il reclutamento rappresenta una sfida cruciale per la ristorazione, in particolare in Italia. Restworld, piattaforma nata per affrontare proprio questo problema, è un esempio virtuoso di come l’innovazione data-driven possa trasformare il modo di gestire il lavoro nel settore. Attraverso un algoritmo che analizza le esigenze delle aziende e le competenze dei candidati, Restworld non si limita a incrociare domanda e offerta, ma punta a creare collaborazioni più durature, riducendo i costi e migliorando la qualità delle assunzioni. Con un focus sull’etica e la trasparenza, la piattaforma garantisce che le proposte siano chiare e che i datori di lavoro rispettino condizioni adeguate. Questa attenzione ai dettagli ha permesso a Restworld di emergere come un modello di riferimento in Italia.

Disclaimer: Cavallo Consulting & Partners ha investito in Restworld, riconoscendone il potenziale trasformativo per il settore.

Valorizzare i dipendenti attraverso un approccio data-driven alle performance

Una volta reclutati, i dipendenti devono essere valorizzati in modo che si sentano parte integrante dell’organizzazione. Starbucks ha implementato un sistema di analisi dei dati per monitorare la soddisfazione e le performance del personale nei propri punti vendita. Utilizzando sondaggi interni e dati operativi, l’azienda ha identificato i fattori che influenzano il turnover, come gli orari di lavoro non flessibili o la mancanza di supporto nei periodi di alta affluenza. Secondo un report pubblicato da Glassdoor, questo approccio ha permesso di migliorare la soddisfazione lavorativa di oltre il 15% in un anno, con un impatto diretto sulla fidelizzazione e sulla produttività. Il programma prevede sessioni regolari di feedback tra manager e dipendenti, in cui vengono discusse le esigenze del personale, oltre a un focus sulle opportunità di crescita interna. Questi dati non solo guidano il processo decisionale dei manager, ma creano anche un ambiente più inclusivo e motivante, dimostrando che un approccio basato sull'ascolto e sulla valorizzazione può ridurre sensibilmente il turnover e migliorare il servizio ai clienti.

Evitare gli errori: lezioni dai fallimenti

Non tutte le applicazioni data-driven portano ai risultati sperati. Trascurare l’impatto umano può trasformare l’efficienza operativa in un boomerang. Un caso emblematico è quello di una catena europea di fast food, che ha implementato un sistema di pianificazione turni basato esclusivamente sui flussi di clientela. La logica era massimizzare i profitti, ma l’approccio ha ignorato le esigenze dei dipendenti, generando un aumento significativo di assenteismo e turnover. I lavoratori, percepiti come numeri anziché persone, hanno reagito negativamente, con un impatto diretto sulla qualità del servizio. Un altro esempio significativo riguarda un gruppo italiano di ristorazione che ha introdotto un algoritmo per ottimizzare i carichi di lavoro riducendo il personale nelle fasce di minor affluenza. Tuttavia, il sistema non teneva conto di variabili critiche come ordini take-away o picchi di domanda improvvisi, costringendo il personale a gestire situazioni di stress estremo. Il risultato? Un calo della qualità del servizio e un aumento delle lamentele dei clienti. Questi fallimenti evidenziano una lezione chiave: i dati non possono essere utilizzati come unico metro decisionale. La vera innovazione richiede un’integrazione attenta tra soluzioni tecnologiche e comprensione delle dinamiche operative. Senza considerare il contesto e il benessere delle persone, anche le strategie più avanzate rischiano di compromettere il successo a lungo termine.

Conclusione

Il futuro della ristorazione non sarà definito solo da ciò che arriva nei piatti, ma da come le aziende sceglieranno di valorizzare le persone che lo rendono possibile. L’approccio data-driven, se ben utilizzato, è una leva strategica (come per altri settori anche per questo) per affrontare problemi concreti come turnover, efficienza e qualità del servizio. Tuttavia, i dati non offrono risposte definitive: il loro vero potenziale risiede nella capacità di interpretarli con intelligenza e contestualizzarli. Il punto centrale non è l’algoritmo in sé, ma come viene applicato. Le decisioni devono riflettere non solo efficienza operativa, ma anche rispetto per le persone e visione strategica. In un mercato sempre più competitivo, il vantaggio non sarà nei numeri, ma nella capacità di usarli per creare fiducia, motivazione e sostenibilità. Le aziende che sapranno bilanciare tecnologia e attenzione umana saranno quelle che non solo sopravviveranno, ma prospereranno.